La parola suggestum indicava un luogo elevato per salirvi e parlare al popolo oppure ai soldati. In alcune monete imperiali, ad esempio quelle di Caligola. compare una sorta di basso parallelepipedo, ovvero un podio, dal quale l’imperatore in piedi parla ai soldati e dietro di lui appare la "sella curulis", uno sgabello a forma di X pieghevole e portatile, simbolo dell’imperium del magistrato, cioè del potere giudiziario, come i fasci litori: in alto. al di sopra della sua testa c’è la legenda ADLOCVT, ovvero adlocutio, allocuzione.
Ad eccezione dell’accenno di Lucano alla posizione in agmine nel foro, da cui fu fatto il discorso ai soldati, nessuna fonte antica menziona un suggestum, colonna o altro, sul quale sia salito Cesare per parlare, ma è verosimile pensare che avesse la sua sella curulis con annesso podio, oppure che, nella concitazione degli eventi, sia salito su di un elemento in pietra nel foro per farsi vedere dai soldati.
Ad ogni modo già dall’inizio del XIII secolo esite una tradizione popolare riguardo al pietra sulla quale Cesare avrebbe parlato. Petrarca nella vita di Cesare (De viris illustribus) riporta un aneddoto personale risalente agli anni ‘20 del 1300, quando stava a Bologna per i suoi studi giovanili: «Quando ero ragazzo (puero), mi fu mostrata con orgoglio una pietra (lapis) in mezzo della piazza, dove si dice che Cesare arringò».
La tradizione è ormai radicata quando nel 1475 Gaspare Broglio Tartaglia, già segretario ed ambasciatore di Sigismondo Pandolfo Malatesta, descrive gli apparati realizzati nella "piazza del foro" in occasione delle solenni nozze di Roberto Malatesta con Elisabetta da Montefeltro e aggiunge per sottolinearne l'importanza: «questa piazza è quella dove Cexero imperatore si fermò e fece la diceria alli suoi capitanii... ed avvi anque el petrone nel quale montò a fare la diceria».
Il "petrone" di cui parla Broglio è il medesimo visto da Petrarca e non il cippo o plinto oggi visibile nella piazza, perchè questo venne realizzato solo nel 1555: il suggestum o “petrone” è l’elemento in pietra che fa da cappello al cippo, il quale, come dice l’iscrizione cinquecentesca, vetustate collapsum, rovinato per l’antichità, fu "restituito" dai consoli del 1555 e appoggiato su di un nuovo cippo come una sacra reliquia.
Nel 1557 Gabriello Symeoni, passando a Rimini durante il suo viaggio antiquario in Italia, vede «quel marmo di Cesare restituito nella piazza maggiore», che descriverà l’anno successivo in una sua opera dedicata a Cesare (Cesar renouvellè. Par les observations militaires).
(Cristina Ravara Montebelli - da "Guida alla mostra documentaria Alea Iacta Est. GIulio Cesare a Savignano sul Rubicone")
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