Addobbata come si conviene per ricevere il capo del governo, Savignano inaugurò domenica 21 settembre 1924 il "Monumento ai caduti per la patria".
La scultura commemorativa dei soldati periti nella Grande Guerra, in quelle di Libia e in quelle d’indipendenza, si eleva al centro della piazza intitolata a Bartolomeo Borghesi, la più importante della città, su cui si affacciano il Palazzo del Comune, la Chiesa di Santa Lucia e l’Accademia dei Filopatridi. Alcune fotografie e le cronache dei giornali dell’epoca ci restituiscono il clima della giornata: i discorsi delle autorità — del sindaco Ulisse Topi,dell'onorevole Dino Grandi, del vescovo di Rimini monsignor Scozzoli — e il grande bagno di folla per Benito Mussolini, accompagnato dal senatore Di Bagno. Il capo del governo era giunto in automobile da Rimini, dove il giorno precedente aveva partecipato alla commemorazione di Giovanni Pascoli, poi proseguita — dopo la sosta a Savignano — nella città natale del poeta.
Il Monumento ai caduti era stato fortemente voluto dai reduci di guerra savignanesi. che avevano fondato in città una sezione dell’Associazione Nazionale Combattenti, molto attiva anche sul piano politico. Attraverso la stampa di un proprio bollettino denominato "Il Monumento", pubbliche sottoscrizioni e spettacoli teatrali, l’Associazione riuscì a raccogliere i fondi necessari all’erezione della grande scultura commemorativa nel cuore della città.
Rientra in tale attività di finanziamento l’esecuzione di tre belle xilografie da parte di Antonello Moroni (1889-1929), valente artista di Savignano allievo di Adolfo De Carolis, illustratore di opere di autori classici per importanti case editrici e collaboratore di autorevoli riviste, tra cui “La Piè”. Allo scultore di origine romagnola Ercole Drei (Faenza 1886-Roma 1973) spetta l’esecuzione dell’opera, che unisce mirabilmente eroismo e grazia.
Una leggiadra figura alata corona il fusto di un’alta colonna marmorea, elevata su un punto con incisi i nomi dei caduti. Moderna Nike in bronzo, ripone la spada nel fodero, lo sguardo mesto rivolto verso il basso, ai caduti, incarnati dal fante scolpito a bassorilievo nella base: in perfetta divisa e sull’attenti, tiene vigorosamente il fucile appoggiato a terra. Lo stesso militare diverrà il protagonista del monumento ai caduti di Granarolo faentino (Ra), eseguito da Drei nel 1925.
L’opera di Savignano manifesta egregiamente le componenti del linguaggio dello scultore faentino, formatosi nel cenacolo liberty di Domenico Baccarini ed esponente di primo piano del classicista "ritorno all’ordine". Nella Roma del Ventennio, nello studio di Villa Strohl-fern. Drei plasmò in gesso. con straordinarie capacità tecniche e rigore. imponenti sculture celebrative. divenute poi solide figure bronzee in fonderia. Insieme a queste committenze pubbliche egli realizzò anche numerosissime opere di destinazione privata, spesso presenti nelle più importanti esposizioni del tempo, che decretarono la sua appartenenza al novero dei grandi artisti del Novecento.
(Michela Cesarini - da "Guida alla mostra documentaria Alea Iacta Est. GIulio Cesare a Savignano sul Rubicone")
I commenti sono disabilitati.